Foto Giacomo Tripodi e MM
Scheda UNPAV via ITALMARINE
Sabato 11 maggio 2019 – La Tullio Tedeschi, pennant number P-421 da stamattina è in acqua. Pesci e uccelli hanno una configurazione indissolubilmente legata al mezzo nel quale si muovono, e nel quale sono nati. Le navi, come qualunque mezzo destinato a muoversi in acqua, hanno la stessa complementarietà ma nascono negli studi di progettazione. L’incontro col mare avverrà al momento del varo, che è dunque un evento atteso e liberatorio. Nel varo della Tullio Tedeschi, l’idea iniziale è divenuta una bellissima nave. I presenti, tutti, hanno vissuto l’emozione del ricongiungimento di due entità destinate a diventare un insieme definitivo.
L’emozione di questo rito, è legata all’orgoglio di aver espresso in una nave ingegno e fantasia, in un’impresa ideale collettiva dai molti significati. La presenza della figlia della Medaglia d’Oro al valor Militare Tullio Tedeschi ha dato ancora più significato al conferimento del nome alla nave e della Bandiera di Combattimento: due aspetti, del tutto immateriali, ma duraturi nel tempo più di ogni struttura reale.
Le maestranze dei cantieri Italmarine di Messina, le autorità, tutti i presenti, sono stati emotivamente coinvolti e ciascuno ha colto nello svolgimento del rito gli aspetti più vicini alla sua sensibilità. L’eleganza, l’efficienza, il valore simbolico, le capacità di progettare e costruire, la continuità con la nostra Storia, tutto ha dato il suo contributo alla cerimonia. Nella voce dell’Ammiraglio Girardelli c’era tutto questo. È stato un privilegio essere presenti
Tullio Tedeschi
Tullio Tedeschi nacque a Isernia il 15 Luglio 1910 ed entrò volontario nella Regia Marina nel luglio 1927. Frequentò la Scuola Meccanici di Venezia e le sue abilità lo fecero avanzare al grado di sottocapo: Nell’ottobre 1929, imbarcandosi sul cacciatorpediniere Ugolino Vivaldi a Genova e poi, nel 1930, sulla cannoniera Ermanno Carlotto e nell 1933 sul cacciatorpediniere Euro.
Nel febbraio 1934 entrò a far parte dell’equipaggio dei sommergibile Santorre Santarosa, passando poi sull’X 3 rimanendovi fino all’agosto 1935.
Allo scoppio della guerra d’Etiopia fu inviato in missione per conto del Ministero degli Affari Esteri, stabilendosi prima presso la delegazione italiana di Addis Abeba e nella stazione R.T. del Comando Superiore in Africa Orientale ad Asmara.
Rientrato in Italia nel gennaio 1936 fu destinato dapprima all’Ufficio Tecnico delle Armi Navali di Milano, riuscendo quindi ad entrare nella Xª Flottiglia MAS, stabilendosi prima a Venezia e poi a Lero, nel mar Egeo. Nel 1940, quando ritornò in Italia, fu promosso secondo capo scelto e diventò operatore dei mezzi speciali d’assalto. Per forzare la Baia di Suda , ritornò a Lero, da dove partì insieme ad altri 5 operatori verso il porto nemico il 26 marzo 1941. La missione, curata nei minimi dettagli dal comandante dei mezzi d’assalto di superficie, capitano di fregata Vittorio Moccagatta, fu il primo successo per i mezzi d’assalto della Regia Marina. In base agli ordini di attacco assegnati sul luogo dal capo spedizione tenente di vascello Luigi Faggioni il suo barchino MTM, insieme a quello del sottotenente di vascello Angelo Cabrini, aveva come obiettivo l’incrociatore pesante inglese YORK, ancorato nella baia. La manovra di attacco, per non perdere l’effetto sorpresa, prevedeva l’avvicinamento nel massimo silenzio possibile fino a circa centocinquanta metri dall’obiettivo, dopodiché ci si lanciava alla massima velocità. Una volta puntato il barchino contro il bersaglio venivano bloccati i timoni di direzione dello stesso e giunti a circa ottanta metri il seggiolino veniva sbalzato in mare e il pilota lo usava come zatterino per salvarsi dallo scoppio che lo avrebbe ucciso se fosse rimasto immerso in acqua. L’attacco culminò con l’affondamento dell’incrociatore YORK ad opera del suo barchino e dell’MTM 2 guidato da Cabrini, e con il grave danneggiamento della petroliera PERICLES valendogli la concessione della Medaglia d’oro al valor militare. In seguito all’azione fu preso prigioniero dagli inglesi e rimpatriato solo nel marzo 1944. Nel novembre 1947, a domanda, fu collocato in congedo ed iscritto nel Ruolo d’Onore, dove conseguì la promozione a capo di prima classe.
Morì ad Isernia, la sua città natale, il 2 novembre 1987.
UNITÀ UNPAV
L’ Unità Navale Polifunzionale ad Alta Velocità (UNPAV) è un versatile e moderno mezzo navale che fornirà un elevato valore aggiunto alle peculiari capacità della Marina Militare. Nella fattispecie, le unità navali classe Cabrini, forniranno supporto alle operazioni delle Forze Speciali della MM (Gruppo Operativo Incursori – G.O.I.), sia esso nella fase di addestramento che nella conduzione delle stesse. In aggiunta, concorreranno al controllo dei traffici marittimi, al contrasto dei traffici illeciti, alla sicurezza in ambienti con presenza di minaccia asimmetrica e all’evacuazione di personale da aree di crisi.
Per garantire tali obiettivi l’UNPAV è caratterizzata da una spiccata polivalenza e flessibilità d’imbarco e di impiego, che si realizza attraverso un’elevata capacità di carico per assicurare le possibili configurazioni degli assetti del Comando Subacquei ed Incursori della Marina Militare (COMSUBIN).
L’unità, costruita in materiale composito, ha una lunghezza di 44,16 m fuori tutto, una larghezza di 8,4 m e un dislocamento di 190 t: tale piattaforma permette l’imbarco di un RHIB Zodiac Hurricane 733 in uso al G.O.I., tramite uno scivolo a poppa e un sistema integrato di lancio e recupero.
L’impianto propulsivo costituito da 3 coppie di Idrogetti Kamewa e Motori MTU 16V 2000 M94, installati in due differenti apparati motori, assicura all’unità la velocità massima di oltre 30 nodi.
Alla velocità di crociera di 15 nodi, l’autonomia garantita è di 1000 nm.
Gli idrogetti offrono grande manovrabilità ed elevata reattività tale da mantenere la piattaforma stabile e ferma affiancata ad altre unità.
L’unità è caratterizzata da un’elevata automazione che garantisce il contenimento del numero dei componenti dell’equipaggio.
La Plancia è protetta balisticamente e permette una visione a 360°. La consolle integrata di plancia permette il controllo di tutto il Sistema di Combattimento oltre che gli apparati per la navigazione e conduzione dell’unità e il sistema di controllo e monitoraggio di piattaforma.
Il sistema di combattimento è costituito da una mitragliera 12,7 mm a canne rotanti e due mitragliatrici 7,62 mm.
Vi sono dei locali dell’unità completamente dedicati ad ospitare le attrezzature del COMSUBIN.
Un’area modulare nella zona poppiera del ponte coperta permette diversi tipi di operazioni quali operazioni di assalto navale, rilascio e recupero operatori Incursori impiegati in Operazioni Speciali. Inoltre, in particolari configurazioni è possibile prevedere l’installazione di una camera di decompressione containerizzata per il supporto alle attività subacquee.
Tale versatilità è quindi una delle caratteristiche fondamentali dell’unità UNPAV, in grado di far fronte a molteplici esigenze, grazie ad una piattaforma con spazi liberi dedicati al trasporto di specifici equipaggiamenti del COMSUBIN-GOI, capace di sviluppare alte velocità e costruita con materiali caratterizzati da robustezza, protezione balistica, resistenza al calore, schermatura dalle interferenze elettromagnetiche, ridotto peso ed elevata resistenza strutturale.
La Capoclasse P 420 “Angelo Cabrini”